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IL MONDO DEGLI SCHüTZEN

DIE SCHüTZENWELT

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    tratto da            

 "La tradizione degli Schützen nel Tirolo di lingua italiana" Erich Egg     

volume pubblicato dalla Compagnia Schützen "Major Enrico Tonelli" di Vezzano (TN)    

Grafiche Futura Mattarello (TN)                     

 

  L'epopea degli Schützen

      nelle guerre napoleoniche (2)

   A tale proclama il comandante degli Schützen trentini Fedrigoni aveva peraltro già risposto che gli Schützen tirolesi, organizzati già dal Landlibell del 1511, più tardi confermato da precise norme costituzionali per la difesa territoriale del resto ben conosciuti all' estero, avevano gli stessi diritti e titoli militari dei soldati in uniforme. Fedrigoni ebbe inoltre modo di scrivere al generale, in lingua italiana, quanto segue: " ... se alcuni degli abitanti di Roveredo, Trento e delle campagne vicine portano l'armi contro l'Inimici della casa d'Austria sotto il nome di Bersaglieri (!), lo fanno per debito e per ellezione, nello stesso modo, che parte delle Truppe Francesi portano l'anni contro di noi per l'asserta introduzione di libertà ed Eguaglianza.
   Non solo il Proclama del General Buonaparte ci è noto, ma scolpita nel più vivo del cuore abbiamo la sorte di alcuni nostri fratelli d'armi, che sotto i colpi di fucile li più ingiusti e micidiali dai soldati francesi, sono in Trento stati sottomessi nello scorso ottobre, dopo aver avuto la fatalità di essere stati fatti prigionieri.
   Il popolo del Tirolo non ha bisogno d'essere sollevato dai Francesi: la sola beneficenza del suo monarca e l'amore per la sua Patria serve a Lui di conforto anche nello stato della maggior oppressione.
   Ma con termini d'amicizia e di grandezza d'animo, come mai combinar si possono le fiere minaccie di voler risguardare come nemici de'Francesi tutti li Padri di Famiglia, i Figli de' quali saranno arrolati nelle Compagnie de' Bersaglieri Tirolesi? Come mai la Truppa Francese potrà avere un giusto diritti d'arrestare il Padre, molestare la Famiglia, e confiscare a suo pro' i beni d'un figlio, che serve la Patria sua, ed il su sovrano?
   Il diritto del più forte è solo quello, che potrebbe autorizzare una simile condotta, non già quello delle genti, non quello della Guerra, e molto meno quello che si compette ad un giusto Vincitore.
   Il servizio preso dal corpo dei Bersaglieri per la difesa della Patria, e per dovere verso del sovrano è eguale a quello di tutte le altre truppe regolate, come uguale li fu promesso il trattamento in ogni caso ... A tali condizioni è stato arrolato il corpo de' Cacciatori e questo non si lascierà giammai intimorire dalle minaccie, che punto non combinano colla Giustizia: quindi ho l'onere di fargli sapere, che ... se qualcuno dei nostri Cacciatori avrà la disgrazia di esser fatto prigioniero e di provare da Codeste Truppe il minacciato rigore, io per giustizia e per l'esempio, sarò costretto nel caso opposto di prevalermi con il più sensibile dispiacere del diritto di Reppressaglia, che da tanto tempo, tra le colte nazioni, è andato in disuso ... La continuazione della Guerra esige per necessaria conseguenza la leva delle Truppe, nel qual caso io credo che non si potranno risguardare come Assassini quegli abitanti delle ville, che si uniranno in seguito all'Armata Austriaca per la diffesa del Paese. Come si può mai dichiarar Assassino uno che si difende? .. Noi, per la patria, e per il sovrano esponiamo le nostre vite con eguale coraggio e intrepidezza come le Truppe Francesi la espongono con maggiore fortuna per la promulgazione della Libertà ed eguaglianza ...

Il comandante di divisione Fedrigoni"(28)

   La resistenza opposta sul monte Baldo dalle compagnie di Trento, dal maggiore Fedrigoni di Rovereto e dai capitani Andreotti, Guella e Garzetta coprì la ritirata delle truppe austriache dirette al nord; esse riuscirono anche a salvare il generale Lipthay ferito(29), portandolo a spalla attraverso le montagne e sottraendolo così alla cattura. L'esercito austriaco in rotta dopo la sconfitta di Rivoli constava approssimativamente di settemila uomini. Ma ingenti perdite vi furono anche fra le file degli Schützen tirolesi italiani. Le loro migliori compagnie furono costrette a ritirarsi verso Stenico, i119 gennaio, con gli uomini del generale Laudon. I comandanti Fedrigoni e Ducchi riuscirono a radunare i loro uomini soltanto il giorno 20, mentre il 17 i capitani Composta e Dalforte erano riusciti a salvare un deposito di armi ad Arco ed il 23 la cassa reggimentale all'altezza della chiusa di Verona. Il tenente Battisti di Rovereto salvava negli stessi giorni un pezzo di artiglieria sul Monte Baldo.
   L'avanzata dei francesi costò alla Compagnia di Trento un centinaio di prigionieri dato che l'esercito austriaco non opponeva alcuna resistenza. Quattro compagnie fiemmesi dovettero ritirarsi dalla Vallarsa dirigendosi attraverso Lavarone a Bedollo, dove ripresero posizione dopo i combattimenti del 10 e del 3 febbraio 1797 in quel di Sover. La compagnia Torresani (capitano Salvadori di Cles) coprì la ritirata dell'esercito da Ala fino a Lavis. Il 15 febbraio esistevano ancora 15 Compagnie Schützen operative.
   Ma anche per i difensori tirolesi italiani la ritirata, dai Sette Comuni verso la Valsugana e Primiero, fu particolarmente dura. Il capitano Dallarosa trattenne il nemico sul passo Gallio per permettere il passaggio degli Schützen ed il capitano Jacopo Stefani con la Compagnia di Telve riuscì a salvare un battaglione austriaco rimasto tagliato fuori. Gli abitanti del Primiero seppero tenere libera la loro valle anche se l'avanzata dei francesi attraverso la Valsugana li isolava in qualche modo dal resto del Tirolo meridionale.
   Napoleone intanto incitava il suo generale Joubert perché marciasse senza indugi contro il "forte e bellicoso Tirolo". Così questi occupò Rovereto il 20 gennaio 1797 e Trento il 30. La ritirata delle truppe imperiali fino alla chiusa di Salorno venne coperta dalla compagnia -Torresani di Cles. La compagnia valsuganotta del capitano Pietro Bellinsegna catturò il 29 gennaio un dragone francese che recava al generale Joubert una lettera contenente i propositi operativi dei francesi. Le cime della Val di Cembra vennero nuovamente occupate dai difensori mentre i soldati austriaci (circa quattromila uomini) stazionavano nella Valle dell' Adige. Mentre i difensori di Fiemme tenevano Bedollo i francesi occuparono Segonzano. In risposta ad un ultimatum di questi il capitano rispondeva: "La gente del Tirolo non ha bisogno di essere liberata dai francesi perché è già libera". In zona, pronte per un impiego immediato, erano le Compagnie di Ivano (capitano Grassi) e di Strigno (tenente Tomaselli). Lo storico e cronista francese Derrecagaix ebbe a dichiarare in proposito: "I francesi non sono mai entrati in una terra così civile, orgogliosa ed attaccata ai suoi regnanti come il Tirolo".
   Intanto il generale Joubert, con le fucilazioni e con le confische di beni, teneva la gente ed i difensori tirolesi sotto forte pressione. Il 3 febbraio Cembra cambiò padrone due volte. Anche a Sover si combattè il 4 ed il 5 dello stesso mese e mentre in Val d'Adige l'esercito austriaco si ritirava verso Salorno sulle cime dei monti e sui passi erano schierati i difensori tirolesi del sud e del nord. In Val di Non 25 compagnie al comando dei maggiori Luigi conte d'Arco, Ducchi, Ferrari e Fedrigoni vigilavano anche su Fai, Spormaggiore e fino a Mezzolombardo (presenti anche due compagnie della valle dell'Inn). Oltre ad esse erano schierate ventitre compagnie intorno a Faedo fino a Fiemme (comandante conte Josef RendI), undici compagnie a Lisignago (comandante Felice de Riccabona), dodici compagnie a Cembra (comandanti i maggiori Sebastiani e Sighele), una compagnia a Cavalese e dodici in Primiero (comandante Graff). In Valsugana il comandante Benedetto Ceschi ricacciò indietro i francesi dal ponte sul torrente Cismon. Il 9 febbraio gli Schützen riconquistarono ai francesi gli abitati di Mezzolombardo e Mezzocorona. Per le azioni di quel periodo i maggiori Sighele e Santuari, il capitano Andreotti di Rovereto ed il tenente Canton ricevettero la medaglia al valore. Il 18 febbraio a Stenico i capitani Cavoli e Chesi fecero prigionieri diversi francesi che si erano dati al saccheggio. Il 19 febbraio i capitani Bellotti e Allotti si scontrarono con i francesi a Spormaggiore, mentre a Molveno il capitano Giovanni Danieli e lo Schütze Luigi Rigatti affrontarono quasi da soli quattrocento francesi (risultato: diversi ufficiali ed uomini feriti). Anch'essi furono premiati con medaglia al valore.
   Il 28 febbraio si verificò lo scontro fra la Compagnia di Primiero (comandante Bosio) ed i francesi. Il 2 marzo vi furono scontri a Faedo ed anche a Strigno (Compagnia di Primiero - comandante Boninsegna). Il 7 marzo a Molveno entrarono in azione le compagnie Vecchietti e Rossetti ed a Durone, all'uscita della Rendena, le compagnie Chesi, Cavoli e Torresani di Pinzolo. Per quegli episodi fu conferita la medaglia al valore allo Schütze Giovanni Brutti. Ancora in Primiero forte resistenza ai francesi venne opposta dal comandante Graff e dal suo aiutante Johann Gassebner (contabile in una miniera), così come a Telve dal tenente Cattarozzi e dai i suoi uomini. Erano battaglie tremende in pieno inverno.
   Ma il 20 marzo successivo i francesi sferrarono un attacco in grande stile utilizzando diciottomilacinquecento uomini suddivisi in tre divisioni. A fronteggiarli sui monti di Cembra e nelle zone limitrofe vi erano ventinove compagnie Schützen per un totale di circa diecimila uomini. In quella zona ebbe luogo lo scontro principale, poiché i francesi, con l'aiuto della nebbia, si mossero contemporaneamente su tutto il fronte Cembra-Faedo-Montecorona. Così, sfondate le posizioni tenute dall'esercito austriaco, essi si avventarono contro le posizioni tenute dagli Schützen. Poco prima dell'offensiva era successo che il feldmaresciallo austriaco Kerpen aveva messo in libertà quasi tutte le compagnie tedesche senza rendersi conto del pericolo incombente. Questo fu il motivo per il quale i tirolesi italiani da soli dovettero affrontare l'intero peso dell'attacco francese. Lo storico francese Derrecagaix ebbe a scrivere: "Quello fu il giorno in cui culminarono l'impeto aggressivo dei francesi, la debolezza dell'esercito austriaco e l'energia orgogliosa ed indomita degli Schützen tirolesi".
   E per questi fu una grande catastrofe. Oltre mille furono fatti prigionieri, il colonnello comandante von Khuen fu costretto a nascondersi in un anfratto di roccia per oltre tre giorni, le compagnie di Vipiteno, Steinach, Schwaz, Innsbruck, Hall e Rattenberg ebbero ingenti perdite e nella stessa misura le Compagnie di Folgaria (comandanti Scipio e Ferdinando Bellotti), di Rovereto e di Cles (comandante Aloisio Salvatori). Il colonnello Cazzan riuscì a ritirare fino a Salorno le compagnie Baldessarini e Andreotti. Il maggiore Felice de Riccabona fu fatto prigioniero in Valfloriana al termine di una battaglia furibonda durata oltre cinque ore, i resti delle Compagnie di Fiemme e di Fassa ripararono in Pusteria attraverso i monti. Il maggiore Sighele li raggiunse all'indomani della caduta di Cembra portando poi i suoi uomini in Carinzia e nell'Italia settentrionale, dopo la notizia dell'armistizio. Anche il maggiore Graff raggiunse Brunico. Ed il 23 marzo il capitano Danna con i suoi uomini rientrò in Valsugana (nel 1797 la Valsugana aveva fornito oltre seicento uomini alla difesa territoriale).

   L'esercito austriaco si portò a Vipiteno, la milizia della Valle dell'Inn si trascinò dietro i francesi saliti da Bressanone fino a Spinges dove il 2 aprile ebbe luogo una sanguinosa battaglia(30), al termine della quale gli Schützen ripararono in Pusteria e poi in Carinzia. Ad ovest del fiume Adige la stessa sorte toccò alle compagnie Galvagni, Polidoro, Bellotti ed Aloisi con i comandanti Vicentini, Belsanti, conte d'Arco, Ducati, Guella e Fedrigoni. Attraverso la Val di Non essi raggiunsero Merano dove furono congedati nonostante la volontà contraria di molti. Dopo la partenza dei francesi le truppe imperiali rioccuparono Trento il l0 aprile e Rovereto 1'11. Il 18 successivo il Tirolo era completamente sgombro dai francesi.(31)
   Cessate le ostilità si dovettero censire le forze rimaste e riorganizzare la difesa territoriale. Nel Tirolo meridionale rimanevano due battaglioni di Schützen e cinque compagnie al comando dei maggiori Graff e Sighele nonché un battaglione di riserva in Valsugana comandato dal maggiore Ceschi. Tutti questi reparti erano regolarmente armati ed operativi. Si provvide anche a ripristinare i nuclei degli uomini provenienti dalla leva di massa, precisamente a Primiero, Castelalto, Telvana, Levico, Penede, Arco, Vallarsa e Val di Non. In data l0 maggio vennero istituite dodici postazioni di guardia permanente lungo il confine, ognuna servita da un' intera compagnia.

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(28) Tratto da EH.Hye - "Gli Schützen tirolesi e trentini e la loro storia", Bolzano 2002 - pagine 50 e 51.

(29) _ Il capitano Giovanni Garzetta della Compagnia di Rovereto diede protezione al generale Lipthay (armata di Alvinzi), che era in procinto di cadere prigioniero dei francesi, presentatisi sulle alture della Ferrara. Lipthay riportò in combattimento delle contusioni che gli causarono la riapertura di vecchie feriite. Garzetta se lo caricò sulle spalle e lo portò in salvo dopo una faticosa marcia di sei ore.

(30) _ A Spinges (all'imbocco della Val Pusteria) ebbe inizio all'alba un drammatico scontro che si sarebbe protratto per tutta la giornata. I combattimenti furono terribili; i tirolesi occupavano il villaggio e tenevano le alture circostanti. I francesi radunarono oltre duemilacinquecento uomini e si predisposero al contrattacco. I tirolesi chiamarono a raccolta tutti gli uomini validi e si predisposero a difesa dietro il muro del cimitero. I francesi vennero all'assalto e fu una carneficina. Alla battaglia, ai piedi del muro del cimitero, prese parte anche la "ragazza di Spinges", Katarina Lanz, eroina del piccolo popolo dei ladini, che combattè come il più duro degli uomini tirolesi.
Da "Le lotte per la libertà del Tirolo negli anni 1796 e 1797" di August Pardatscher, 1998.
(31) _ Vedere il cosiddetto "armistizio fra Tirolo ed Italia" sottoscritto, nella cittadella di Verona, dal generale francese Rolland, in capo alle divisioni dell' Adige, e dal conte Neipperg, superiore del generale Laudon.

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